Ieri, sul gruppo mail del comitato genitori e su quello del consiglio di istituto (si, mi hanno eletto al consiglio di istituto, mamma mia!) è arrivata una garbatissima richiesta che prendeva le mosse da un piccolo evento.
Una persona raccontava che, alcuni giorni prima della recita scolastica della sua classe, un
babbo di un'altra nazionalità le aveva
telefonato per
sapere se nello
spettacolo c'era
qualcosa di
"religioso" e lei si era chiesta:
"quale
percezione hanno
le persone che
vengono da un
altro paese
della nostra
scuola/società?
Concludendo che "se un genitore
si è sentito in
dovere di
chiedere una
cosa che per noi
è scontata (intendo la
laicità della
scuola pubblica)
vuol dire che
per lui non era
scontato. E quindi chiedeva "esistono dei
documenti che
spiegano ai
genitori che
cos'è la nostra
scuola? al
momento
dell'iscrizione
vengono date
tutte le
indicazioni
possibili?"
Come si può capire questa persona è, non solo aperta ed intelligente, ma anche sensibile.
Merce rara
E infatti anche in questi gruppi, pieni di persone che apprezzo e rispetto, c'è chi è sentito in dovere di partire con la solita, stantìa, polemica sulle nostre tradizioni culturali e sul fatto che tutti dovrebbero accettarle.
Ora a parte che ci sono tradizioni di molti paesi, compreso il mio, che non sono affatto disposta ad accettare e non vedo perchè dovrei; a parte il fatto che credo che si possa criticare tutto nella vita, pur nel rispetto delle convinzioni altrui e quindi, non tollero per principio la posizione del "qui è così, se no vattene" che mi pare la più ottusa possibile; a parte il fatto che quando mi vengono fatti paragoni tra l'Italia (che farà anche schifo, ma è una democrazia con una sfilza di principi fondamentali e convenzioni internazionali sul rispetto dei diritti umani che non la salterebbe un cavallo parecchio bravo) e paesi come l'Arabia Saudita, l'interlocutore perde subito quella decina di migliaia di miliardi di punti.
A parte tutto questo, che comunque non è poco
Io credo che sarebbe utile cercare di coinvolgere i genitori
stranieri aiutandoli a capire non solo le regole degli istituti che frequentano i loro figli (patti di corresponsione educativa in primis), ma anche modi di essere e
pensare che per noi sono automatici (che li condividiamo o meno) e
per loro no, magari non sarebbe male nemmeno accettare che, una
volta scoperti, certi modi li comprendano ma non piacciano
comunque loro.
Ho un cognato che vive negli USA e non credo che sia un idiota
quando critica alcuni aspetti della sua vita quotidiana. Non è
che, perchè ci vive, deve prendere tutto il pacchetto senza potere
dire niente. Anzi magari può dare un piccolo contributo portando
un punto di vista un po' diverso.
Io del crocifisso in classe farei
volentieri a meno e non perchè non sia cattolica, perchè non lo
trovo appropriato.
Sono d'accordo coi francesi (che quanto a tradizione culturale non
sono così lontani): nei luoghi delle istituzioni i simboli
religiosi non c'entrano, bastano quelli dello Stato.
Dopo di che, non demolisco la scuola per un crocefisso, ma non
vedo perchè uno debba mescolare piani che dovrebbero restare
distinti.
E infatti, una delle persone che ho trovato più pacata è stata una cattolica praticantissima la quale, forse proprio per questo, ha scritto che capiva benissimo quel genitore perchè, magari, trovarsi un ragazzino che cantava "tu scendi dalle stelle o Dio del cielo e vieni in una grotta la freddo ed al gelo" poteva non andare d'accordissimo col fatto che in casa, a questo bambino raccontano di un Dio diverso.
Non mi pareva uno scandalo.
Quello che mi pare uno scandalo è che mi si vogliano fare passare dati religiosi, confessionali (presepi, canzoncine "da chiesa", crocefissi), come "dati tradizionali" e non perchè in qualche misura non sia anche vero, ma perchè la trovo una terribile mancanza di rispetto verso la religione che si sostiene di professare.
Mi suona terribilmente stonato, come se un musulmano mi dicesse "ah si la Mecca, sai ci andiamo tutti una volta nella vita, è una gita che si fa per tradizione!" o un ebreo mi parlasse della torah come di un rotolo di carta avvolto in un panno.
Naturalmente, poi, la responsabilità del fatto che certe "tradizioni" siano sempre meno sentite. non è nostra, noi abbiamo ben ferme in testa le radici della nostra cultura (tutte, anche quelle un po' così), la colpa è degli altri, di quelli che non ce le hanno e preferiscono, guarda che strano, le loro.
Come no.
Se a Natale vai al cinema invece che a messa la colpa è dei musulmani, degli ebrei, dei buddisti e dei sincretisti, ma a scuola i simboli religiosi devono esserci e per quello, a frotte, pare, sono pronti ad immolarsi come i protomartiri davanti alle fiere
Bah!
Intanto. a scuola, aspetto di vedere le luci di Hanukkah chè sui musulmani non voglio dire nulla, ma sulle comunità ebraiche insediate in Italia da millenni e quindi, sicuramente parte della tradizione, si possono scrivere intere enciclopedie (avendone il coraggio)
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