mercoledì 23 aprile 2014

Mi vesto per me, dici, ed è lì che sbagli

"Mi vesto per me" dici
E questo sarebbe il corollario ad una qualche petizione che non ho ben capito per la chiusura di un programma che non ho visto, ma che, mi sembra di intuire, assomiglia ad altri, in voga, in cui una cozza viene trasformata in una bellezza stereotipata al punto giusto.
A parte la noia per una certa immagine femminile nei media e, allo stesso tempo, per tutte le battaglie contro l'immagine femminile nei media che non sarebbe, eventualmente, il prodotto dei mali, delle storture o delle discriminazioni contro le donne, ma la loro causa, non resisto a punzecchairti sul "mi vesto per me"
E certo hai 13 - 14 anni, stai appena cominciando, forse, ad intuire i limiti e le ristrettezze dell'omologazione. Inizi a pensare che essere uguale agli altri sia certamente comodo e rassicurante, ma non soddisfi la tua esigenza di affermarti come essere unico ed irripetibile. Non hai - ancora - certi strumenti e quindi ti basta scegliere di non indossare quelle scarpe, quei colori, quelle mutande per sentirti "diversa", meglio, per esprimere la tua diversità.
E siccome, diciamocelo, essere diversa ti dà un brivido di libertà, ma te la fa anche fare sotto, ti dici che lo fai "per te" e del mondo non te ne frega nulla.
E' bello, averne ragazzine così.
Ma se sei intorno alla trentina, no. Dai no.
O almeno, la vedi così? Bene, però poi non ti offendere se mi dici che l'esame ti è andato male e non posso fare a meno di pensare che mi sembra logico, perchè sarai anche un 110, ma sul resto non ci siamo mica tanto.
E lo so che dovrei stare zitta, che quella strana sono io, però come si fa?
Lo fai per te? e certo per chi dovresti farlo?
Ma non lo fai per te nel senso che intendi tu.
Vestirsi, truccarsi, scaccolarsi in pubblico sono atti sociali, quindi che tu cerchi di omologarti o di distinguerti, è lo stesso, non lo fai mai ignorando il resto del mondo, nemmeno quando pretendi di fregartene completamente.
Il "per te" di cui parli è sempre il riflesso del tuo specchio ed il tuo specchio è sempre e solo il contesto in cui ti muovi.
Vale se esci abbigliata esattamente come il manichino di Prada o tempestata dei nomi e delle cifre di Gucci o Vuitton.
Vale se scegli l'opulenza o il rigore monacale.
Vale se esci in pigiama e se avverti il bisogno impellente di abbinare anche la biancheria al foulard.
Vale se ti spalmi in faccia di tutto e se preferisci non perder tempo davanti allo specchio.
Vale se porti quello che dovrebbero/portano tutti o smetti di apprezzare un oggetto nell'attimo stesso in cui diventa "di massa".
Vale se segui i dicktat imperanti nella città dove vivi, o da cui provieni e anche se ti vesti come a Timbuctù
Vale
 E prima che ti scaldi sul destino improbo delle donne, ti comunico che vale anche per gli uomini.
Del resto, se ci pensi, mica siamo le sole che hanno girato (e girano) in condizioni che, col senno di poi, appaiono quanto meno discutibili
Puoi fartene schiacciare, puoi giocarci, puoi decidere di non dargli peso.
Ma ignorare che il giochino funziona così e lo fa per tutti, consapevoli e no, non puoi.
Meglio esserne consapevoli, per come la vedo io



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