venerdì 20 gennaio 2017

Scelte conto terzi, equilibrio vita personale - vita professionale, razionalizzazioni. In una parola: fifa

Siamo alle porte co' i sassi ( per il resto del mondo: dobbiamo affrettarci).
Attila deve essere iscritto alle medie entro i primi di febbraio.
Abbiamo fatto una valutazione di massima e poi ce lo siamo portati dietro a vederne tre che potrebbero essere papabili.
A dire il vero le papabili sono due, ma una io dovevo vederla perchè è una bellissima villa medicea, perchè ci ha studiato l'ultima regina d'Italia e perchè non è normalmente accessibile al pubblico (e io sono il tipo che potrebbe fingersi aspirante cardinale per curiosare un concistoro).
C'è poi il fatto che ha ottime strutture e offre come seconda lingua il tedesco con insegnamento di altre materie curriculari nell'idioma di Goethe.
Insuperabili erano però le eccezioni sul fatto che, sebbene ora sia pubblica (ma il convitto c'è sempre), già ai miei tempi era il posto dei caconi, per di più di mezza tacca, e dei wannabe caconi di mezza tacca.
Un posto da ballo di fine anno col valzer, vestiti alla moda e professori comprensivi.
Io lo so, quelli dello scientifico facevano la maturità con noi, arrivavano con presentazioni da urlo e uscivano con voti nella media.
Amen
Le altre sono la scuola del paesello e quella attaccata allo studio.
Quest'ultima, ci siamo detti, sarebbe una buona scelta, è molto e bene attrezzata, partecipa ad un sacco di iniziative anche extracurriculari, ed è una scuola grande, dove nessuno ti conosce e non conosci nessuno, non si corre il rischio di avere a che fare con gli stessi ragazzini con cui scambiavi pennarelli bavosi a tre anni.
Significa però prendere un undicenne e tenerlo tra adulti per buona parte dei pomeriggi in cui non ha impegni. Dovrebbe starsene chiuso in uno studio professionale, dove le persone lavorano e lui sarebbe stretto tra l'alternativa compiti/computer. Diventerebbe difficile coltivare amicizie ed indipendenza. Vorrebbe dirlo allontanarlo dal luogo in cui vive e rischiare di non offrirgli alternative nel luogo in cui studia.
E' un prezzo alto per una buona scuola.
La scuola del paesello ha pregi e difetti: offre un buon laboratorio di informatica ed ha persino i suoi amati robottini da programmare, c'è il corso di nuoto durante le lezioni di motoria (ma le altre offrono tiro con l'arco e atletica agli Assi!), e quello di teatro; volendo potrebbe scegliere di frequentare una sezione musicale, studiare approfonditamente uno strumento e fare concerti in giro per le colline e laboratori in teatri veri.
La questione del gruppo troppo ristretto c'è, ma parrebbe essersi attenuata: in consiglio di istituto è passata la mia linea per cui, preso atto dell'unificazione dei plessi disposta dall'amministrazione (che finalmente l'ha smessa di pagare affitti vergognosi alla curia per un edificio indegno), i ragazzini dovrebbero essere assegnati alle sezioni secondo in criterio che non favorisca la provenienza dalla stessa primaria, ma faccia un bel rimescolamento generale.
Da un lato il paesello mi lascia perplessa.
Dall'altro, a portarlo via mi sento un po' un traditore della patria, anche se non sono un tipo tanto patriottico e sono più le arrabbiature per le cose non fatte che la soddisfazione per quelle che si sono realizzate.
Rimpiango il tempo in cui la scuola era quella, nessuno questionava, e se non eri bravo: scappellotti e zappa (nell'ordine).
Non era meglio, ma di certo era più semplice.
In tutto ciò, ci sarei anche io.
In studio le cose hanno preso una piega che non mi piace.
Un paio di colleghi con cui dividiamo gli spazi (ma non il lavoro) non hanno comportamenti che rientrano nei miei personali standard di correttezza.
Io sono un diesel di vecchia generazione, mio marito mi paragona spesso ad una di quelle macchine che scendevi a mettere in moto appena sveglio, poi risalivi in casa facevi la doccia, colazione, ti truccavi, stendevi la lavatrice e solo dopo potevi partire per la tua destinazione.
Anche in questo caso, ho iniziato con lo storcere la bocca e minimizzare e sto arrivando al punto di non ritorno.
L'altra mattina, mentre trascorrevo i miei tre quarti d'ora in macchina, mi si è accesa una spia ed ho capito che non voglio vivere così.
Mando e ricevo pec dalla cima delle Dolomiti, faccio depositi telematici da bordo piscina (ma magari!) e poi passo mezza giornata in macchina per andare in un luogo di lavoro che, ormai, non è vicino al palazzo di giustizia, è lontano da casa e non mi offre il bel clima che renderebbe le altre due circostanze irrilevanti.
Sono proprio una scema
Allora l'ho buttata lì:
- e se mandassimo Attila al paesello con la clausola che se non ci piace lo spostiamo poi?
- e se trovassimo uno studio, meno costoso e con forme di condivisione più impersonali, vicino al palazzo di giustizia (Dio che schifo!)
- e se lavorassimo di più dallo studio attaccato a casa che ora usiamo solo per le emergenze e i villici stanziali?
Questa settimana abbiamo fatto una prova (due giorni a casa lui, uno io) e abbiamo scoperto che potrebbe essere una buona idea.
Bella persino.
Già
Però io c'ho una fifa!
E se è una scelta del ...?

mercoledì 11 gennaio 2017

Il generale inverno

E' inverno e fa freddo.
Firmato Jacques de La Palice
Ora io lo so che è banale, però...
Però porca miseria non si fa ecco, non è educato, nè gentile.
Sono almeno tre anni che qua si gira serenamente con un cappotto aperto da dicembre a marzo, che i cappelli sono riservati solo a quelli convinti che la berretta doni (come gli Ugg) ed i guanti sono un vezzo.
Una si abitua, si illude persino.
Se poi, la poveretta, trascorre le vacanze di fine anno in montagna e la sola neve che incontra è quella giudiziosamente sparata sulla piste, perchè per il resto tocca cercare una buona scusa persino per bere un vin brulé, è chiaro che c'è della mala fede.
Si perchè poi torna a casa, riprende il solito tran tran e deve sopportare temperature da - 6 a +6.
Non sono sane, io ve lo dico.
E si, è bellissimo alzarsi la mattina, col cielo terso, il sole splendente ed il ghiaccio che brilla sull'erba.
Suscita meraviglia il fiume che, a tratti, si è ghiacciato e sembra scricchiolare mentre lento procede.
Dà una gioia infantile l'aria fredda che ti entra nel naso e ti fa venire voglia di correre a perdifiato lungo il pendio solo perchè ti senti viva.
Però ora basta eh.
Lo scherzo è bello se dura poco.
Ora tiriamo fuori una bella giornata di tramontano che arruffi capelli, pensieri e fronde d'olivo.
E poi basta