venerdì 18 dicembre 2015

la polemica del Natale

Ieri, sul gruppo mail del comitato genitori e su quello del consiglio di istituto (si, mi hanno eletto al consiglio di istituto, mamma mia!) è arrivata una garbatissima richiesta che prendeva le mosse da un piccolo evento.
Una persona raccontava che, alcuni giorni prima della recita scolastica della sua classe, un babbo di  un'altra nazionalità le aveva telefonato per sapere se nello spettacolo c'era qualcosa di "religioso" e lei si era chiesta: "quale percezione hanno le persone che vengono da un altro paese della nostra scuola/società? Concludendo che "se un genitore si è sentito in dovere di chiedere una cosa che per noi è scontata (intendo la laicità della scuola pubblica) vuol dire che per lui non era scontato. E quindi chiedeva "esistono dei documenti che spiegano ai genitori che cos'è la nostra scuola? al momento dell'iscrizione vengono date tutte le indicazioni possibili?"
Come si può capire questa persona è, non solo aperta ed intelligente, ma anche sensibile.
Merce rara
E infatti anche in questi gruppi, pieni di persone che apprezzo e rispetto, c'è chi è sentito in dovere di partire con la solita, stantìa, polemica sulle nostre tradizioni culturali e sul fatto che tutti dovrebbero accettarle.
Ora a parte che ci sono tradizioni di molti paesi, compreso il mio, che non sono affatto disposta ad accettare e non vedo perchè dovrei; a parte il fatto che credo che si possa criticare tutto nella vita, pur nel rispetto delle convinzioni altrui e quindi, non tollero per principio la posizione del "qui è così, se no vattene" che mi pare la più ottusa possibile; a parte il fatto che quando mi vengono fatti paragoni tra l'Italia (che farà anche schifo, ma è una democrazia con una sfilza di principi fondamentali e convenzioni internazionali sul rispetto dei diritti umani che non la salterebbe un cavallo parecchio bravo) e paesi come l'Arabia Saudita, l'interlocutore perde subito quella decina di migliaia di miliardi di punti.
A parte tutto questo, che comunque non è poco
Io credo che sarebbe utile cercare di coinvolgere i genitori stranieri aiutandoli a capire non solo le regole degli istituti che frequentano i loro figli (patti di corresponsione educativa in primis), ma anche modi di essere e pensare che per noi sono automatici (che li condividiamo o meno) e per loro no, magari non sarebbe male nemmeno accettare che, una volta scoperti, certi modi li comprendano ma non piacciano comunque loro.
Ho un cognato che vive negli USA e non credo che sia un idiota quando critica alcuni aspetti della sua vita quotidiana. Non è che, perchè ci vive, deve prendere tutto il pacchetto senza potere dire niente. Anzi magari può dare un piccolo contributo portando un punto di vista un po' diverso.
Io del crocifisso in classe farei volentieri a meno e non perchè non sia cattolica, perchè non lo trovo appropriato.
Sono d'accordo coi francesi (che quanto a tradizione culturale non sono così lontani): nei luoghi delle istituzioni i simboli religiosi non c'entrano, bastano quelli dello Stato.
Dopo di che, non demolisco la scuola per un crocefisso, ma non vedo perchè uno debba mescolare piani che dovrebbero restare distinti.
E infatti, una delle persone che ho trovato più pacata è stata una cattolica praticantissima la quale, forse proprio per questo, ha scritto che capiva benissimo quel genitore perchè, magari, trovarsi un ragazzino che cantava "tu scendi dalle stelle o Dio del cielo e vieni in una grotta la freddo ed al gelo" poteva non andare d'accordissimo col fatto che in casa, a questo bambino raccontano di un Dio diverso.
Non mi pareva uno scandalo.
Quello che mi pare uno scandalo è che mi si vogliano fare passare dati religiosi, confessionali (presepi, canzoncine "da chiesa", crocefissi), come "dati tradizionali" e non perchè in qualche misura non sia anche vero, ma perchè la trovo una terribile mancanza di rispetto verso la religione che si sostiene di professare.
Mi suona terribilmente stonato, come se un musulmano mi dicesse "ah si la Mecca, sai ci andiamo tutti una volta nella vita, è una gita che si fa per tradizione!" o un ebreo mi parlasse della torah come di un rotolo di carta avvolto in un panno.
Naturalmente, poi, la responsabilità del fatto che certe "tradizioni" siano sempre meno sentite. non è nostra, noi abbiamo ben ferme in testa le radici della nostra cultura (tutte, anche quelle un po' così), la colpa è degli altri, di quelli che non ce le hanno e preferiscono, guarda che strano, le loro.
Come no.
Se a Natale vai al cinema invece che a messa la colpa è dei musulmani, degli ebrei, dei buddisti e dei sincretisti, ma a scuola i simboli religiosi devono esserci e per quello, a frotte, pare, sono pronti ad immolarsi come i protomartiri davanti alle fiere
Bah!
Intanto. a scuola, aspetto di vedere le luci di Hanukkah chè sui musulmani non voglio dire nulla, ma sulle comunità ebraiche insediate in Italia da millenni e quindi, sicuramente parte della tradizione, si possono scrivere intere enciclopedie (avendone il coraggio)

lunedì 14 dicembre 2015

Molto maschile

Un amico mi ha detto che ho un approccio molto maschile alla vita, che ho un modo di ragionare molto maschile.
Non era una critica e nemmeno un'offesa; del resto, lui è maschio e non appartiene all'insopportabile categoria dei denigratori del proprio sesso.
Nemmeno io, a dire il vero.
Essere donna mi piace.
E' innegabilmente una grandissima rottura di scatole in moltissime occasioni, ma è anche, altrettanto innegabilmente, un'inesauribile fonte di soddisfazioni.
Non ho mai desiderato altro.
Ciononostante la sua osservazione mi è piaciuta, mi ha gratificato in qualche modo, e lo ha fatto soprattutto, perchè non parlavamo di cose connesse al lavoro, ma alla vita privata, a quella intima, emotiva, personale.
A quella, in fondo, che per la vulgata dominante, dovrebbe essere tanto più intensa, soddisfacente, ricca, se vissuta con la propria "parte femminile", perchè gli uomini, si sa, sono troppo semplici, basici, ottusi, incapaci di sviscerare i rapporti e le relazioni così come il proprio vissuto più profondo.
Ecco io sono molto maschile.
Dopo un po' mi stufo