mercoledì 29 aprile 2015

Di splendido umore

M. non sta bene. La chemioterapia la prova ogni volta di più ed il tempo che le è necessario per ritorvare un po' di forza aumenta in modo esponenziale.
Domani operano mia mamma, niente di che, un intervento previsto e di routine. Ma la gente non si opera per sport, se lo fa c'è una ragione che sarebbe stato meglio non ci fosse.
In giardino ho una buca di diversi metri quadri,
Attila è nel bel mezzo del ben noto mood: "faccio schifo-nessuno mi ama- a scuola non vado tanto non mi serve - e comunque nessuno mi ama - nessuno mi apprezza", io non sono nel mood: "ma no che dici?"
Non dormo e, automaticamente, ingrasso (ingrasso perchè come sempre quando non dormo, poi per tenermi su, mangio).
Una mamma mi sta massacrando perchè il comune non le fornisce le analisi chimiche dell'acqua che danno ai bimbi. Quelle microbiologiche ce l'ha da mesi e non riesco a farle capire che le altre non gliele danno perchè le fanno la ASL e l'acquedotto ogni giorno, più volte al giorno e, anche per una questione di buon senso, le comunicano solo se ce n'è motivo. Non c'è verso. Il fatto è che lei vuole l'acqua della bottiglia. Punto. Io no.
Alle tragedie si susseguono tragedie ed ai commenti del cazzo, i commenti del cazzo. Intanto sia UE che ONU, mi pare, si sono "elegantemente" sfilate. Complimenti vivissimi.
Insomma, è meglio se per un po' taccio.
Poi magari mi passa

martedì 21 aprile 2015

Monomanie in voga

1.
Attila è completamente preso dall'idea di progettare, costruire e programmare un robot.
Il seme di questa monomania l'ha piantato suo padre mostrandogli i cartoni della nostra infanzia e lo hanno innaffiato gli amici, ed i padri degli amici, accodandosi a cotanto revival.
Il concime lo hanno fornito prima, quelli dei laboratori di robotica de La Specola facendolo prendere dimestichezza con robetta tipo questa http://www.lego.com/en-us/mindstorms/?domainredir=mindstorms.lego.com e poi quelli del coder dojo (http://firenze.coderdojo.it/), tra l'altro con una bella iniziativa anche al festival dei bambini dello scorso fine settimana.
Considerando la sua indole, comprenderete, che l'unica salvezza per le orecchie martoriate di tutti noi, sia che lo mandino a portare la macchina del caffè alla Cristoforetti (il babbo potrebbe accompagnarlo)
2.
Io ho sviluppato una preoccupante fissazione per le poltrone degli anni '50 - '60, così, perchè le mode sono mode. Al momento sto cercando di trovarne una (ma anche due) ad un prezzo sufficientemente basso e di un colore che stia tra l'improponibile ed il discutibile (tipo azzurro polvere o verdolino). Sarei ancora più felice se la trovassi da ritappezzare (con tappezziere in pensione accluso), perchè in quel caso la farei ricoprire di un tessuto maschile, un tweed o un principe di galles, magari.
Ero certa che in campagna da mia nonna ce ne fossero due, di bouclé rosso, ma quando ho chiesto mi hanno detto che ho delle idee davvero bisalcche e che è l'ora che la smetta con tutte queste cose strane, o troppo moderne e "sparate" o vecchie.
Appena ho un attimo, salgo in soffitta.
Secondo me ci sono.
Figurati se le hanno buttate

martedì 14 aprile 2015

Progetto partecipato per l'edilizia scolastica 2 (ma sarebbe 3)

La scorsa settimana si è tenuto il terzo incontro del tavolo di garanzia che è stato costituito per monitorare l'iter del progetto partecipato per l'edilizia scolastica.
Scopo degli ultimi due incontri è stato quello di raccogliere le risposte, motivate, agli imput ricevuti da popolazione, insegnanti, personale e studenti al fine di valutarne completezza ed intellegibilità, prima che vengano sciorinate urbi et orbi insieme a fantasmagorici rendering e stupendissime mega maxi tavole dell'insediamento.
Il fatto stesso che gli incontri siano stati due (e non uno) dovrebbe farvi capire che la supercazzola è stata tentata e, naturalmente, tentata in entrambe le sedi.
La prima volta in modo più subdolo, visto che attorno al tavolo della sala consiliare, c'eravamo solo noi e la mediatrice la quale, porella, aveva in mano le riposte scritte di tecnici e politici: "questo si, bravi!",  "questo no ci spiace ma....".
Ora non voglio dire che non si fossero impegnati a motivare e circostanziare, e non so se altrove, tanto sarebbe bastato, ma senza tavole di progetto e un confronto sereno con ingegneri ed architetti, queste risposte rimanevano un po' lì, a piccione* , non soddisfacevano noi ed avrebbero certamente portato a sommosse popolari in un posto dove, va detto, il nero fa schifo, il bianco non piace, il grigio non merita alcuna considerazione e, comunque, 50 sfumature sono pochine.
Abbiamo quindi chiesto ed ottenuto un secondo incontro con progettisti, responsabili tecnici del comune ed assessore.
Tutta bella gente che ci ha garantito un paio di ore di piacevole conversazione e non pochi "comesefosseantani" sui punti più spinosi.
Il mio preferito è stato il capoccia dello studio che progetta, uno che snocciolava norme come se non ci fosse un domani e non si faceva capire neanche per sbaglio, per lui nessun problema, tutto sarà edificato nel pieno rispetto delle disposizioni di settore: leggi, decreti ministeriali e financo regolamenti.
Peccato che il rispetto delle norme lo dessimo per scontato e volessimo capire il perchè di certe scelte e non altre (bella la previsione di spazi aperti inclusi tra le aule, tipo domus romana, in aggiunta al giardino esterno, ma che schifo gli alberi sempreverdi; belli i percorsi facilitati per fare muovere in autonomia i ragazzi con qualsiasi tipo di difficoltà, ma che brutto escludere la richiesta di una collaborazione con l'apposito dipartimento dell'università; abbiamo capito che la normativa non consente l'uso dell'acqua piovana  per gli scarichi, ma allora usiamola per l'orto....cose così, più i chiarimenti base del dove è stato previsto questo o quello e perchè)
Povero il mio conte Mascetti, non aveva messo in debito conto che oguno di noi, per la parte che più gli premeva, era arrivato agguerrito e con il grembiule, il coltellaccio e il ghigno del Sottococo Giovannone
Insomma, è stato interessante.
Sul resto, vedremo.
Ciò che so è che, sempre più spesso, mi scopro impaurita dalla superficialità che si dimostra e che ci si aspetta di incontrare, più che dalla malafede.
Questa sarebbe già sintomo di un impegno.

* ndr dicesi a piccione di cosa messa lì come un uccello sui fili dell'alta tensione

venerdì 10 aprile 2015

Un po' scossa

Sono un po' scossa per la sparatoria di ieri al palazzo di Giustizia (oggi la sento maiuscola) di Milano di ieri.
Lo sono, banalmente, perchè una cosa del genere può capitare a tutti quelli che lavorano con la vita delle persone e suscitano, volenti o nolenti, con i loro atti le loro reazioni.
Parlando per me, poi, non posso ignorare che io stessa come tutti gli avvocati almeno una volta, ho rimesso un incarico perchè il cliente pretendeva di mettermi le parole in bocca, si sentiva più bravo tecnicamente di me, pretendeva cose impossibili, non pagava, faceva umanamente schifo (ad ognuno secondo i suoi parametri), era inquietante (qualsiasi cosa significhi) e così via.
Mio marito fu minacciato da un cliente in udienza anni fa, ne parlammo, sporse querela e tenne la schiena come deve stare.
A volte però non è una buona idea e non credo che avrei potuto sopportare di avere detto le parole di incoraggiamento che gli dissi se quello oltre che idiota si fosse rivelato anche pericoloso.
Una mia cara amica si è vista calare sulla scrivania una pistola d'ordinanza durante un incontro con due separandi: semplicemente il marito riteneva che moglie e avvocato fossero in combutta e intese di chiarire così la sua posizione.
Si trattava di uno stimato esponente delle forze dell'ordine, non di un pericoloso pregiudicato ma, del resto, che essere stimati non basti per essere anche razionali, coerenti ed attenti al benessere altrui è un fatto che la cronaca ci ricorda giornalmente con notizie che arrivano da tutto  mondo.
Poi si, per carità, ci saranno le solite polemiche su polemiche, storie sui controlli e non controlli, una babele di critiche per i varchi dedicati agli avvocati (magistrati e cancellieri, li esentiamo o no?), perchè è giusto e sano che l'attenzione si sposti e chissà, magari faranno qualcosa di meglio per Milano.
A Firenze è già diverso Gotham è nuovo di pacca, i controlli ci sono e so che stanno valutando di farci entrare strisciando i tesserini ai tornelli per il personale sfruttando la tecnologia con cui ci accreditiamo ai convegni.
Non è questo: il palazzo di giustizia è oggettivamente il posto potenzialmente più pericoloso in cui una persona qualunque può liberamente entrare in un paese come l'Italia ed al netto delle facili battute, ci sono decine di persone legittimamente armate, non è che sia sufficiente escludere le armi portate illegalmente per risolvere il problema.
E non è solo questo, storia e cronaca, di nuovo, ci dimostrano come purtroppo persone armate e decise siano riuscite ad entrare nei posti (che immaginiamo) meglio difesi al mondo dal Pentagono a Fort Knox, per dirne due.
Alla fine poi, non me ne importa neanche granchè, avvocati e giudici sono stati uccisi molte volte, in questo ed in altri paesi, per la funzione che ricoprivano o le idee che avevano.
E' che mi pare, da un lato, assurdo ammazzare l'avvocato di una bancarotta fraudolenta e un giudice fallimentare. lavori oscuri, pratiche comuni, nessun brivido, nessuna ribalta.
Dall'altro, mi pare imperdonabile farlo in un aula di Giustizia.
Mi suona come il simbolo del rifiuto di sottoporsi alle leggi, e prima, alle regole del vivere comune, il punto estremo di questa continua corsa all'autoassoluzione, alla deresponsabilizzazione, della pressante pretesa di essere stati sempre rovinati da qualcun altro, mai di avere fatto un errore, una scorrettezza.
E lamentele, lamentele una via l'altra.
Una tristissima noia.
Come me oggi che sono stata 10 minuti muta, mentre a Milano commemoravano i morti e noi sospendevamo le udienze.

http://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2015/04/10/spari-tribunale-madre-appiani-non-era-una-marionetta_ac1a86af-ffc1-4f28-865f-496f51552b62.html
  

mercoledì 8 aprile 2015

Pasqua con i tuoi

Siamo qui, nel mezzo di una piccola navata, ti sto abbracciando stretta, perchè quello disteso nella bara, dietro di te è tuo padre e nessuno si sarebbe aspettato che se ne andasse così, all'improvviso, il primo d'aprile, scombinando i riti pasquali al vostro affranto parroco.
Ti sussurro le mie scuse, non ti ho chiamato, non ho avuto coraggio, volevo esserci non dirti frasi che mi sarebbero suonate vuote al telefono.
Tu mi guardi, abbozzi un  sorriso, dici che non importa, che immagini il mio stupore e poi, dall'alto della tua incrollabile fede e dei decenni di frequentazione con l'ambiente, mi fai: "hai visto? ha fatto come ha voluto anche questa volta. Lui e i suoi scherzi da prete!"
Trasalisco, insomma dai è così inappropriato, in bocca a te, poi, è quasi sacrilego, ma mi viene da ridere perchè me lo ricordo bene il tuo amorevole tiranno.
Ora, però tutte le volte che penserò a quanto siamo diverse e che potrei urtare la tua sensibilità, ti rivedrò mentre mi dici una cosa così, fuori contesto, in chiesa, davanti alla bara di tuo padre.
Una cosa che avrebbe potuto dire una come me.
Com'è che mi scrivevi tempo fa?
Ti voglio bene?
Ecco.
Ma non ti ci abituare a tutte queste smancerie chè poi mi vengono le bolle verdi