giovedì 31 luglio 2014

Il titolo corretto sarebbe affetti, ma

Il titolo corretto sarebbe affetti, ma...
non è proprio cosa.
Non è cosa perchè dichiarare sentimenti sdolcinati senza nemmeno una nota ironica o sarcastica non fa parte del nostro rapporto, potrebbe causare imbarazzi ed avrebbe senz'altro un che di strano anche solo messo nero su bianco.
Del resto non si può essere troppo affettuosi con una che ha scelto di nascere nel momento esatto in cui tu esordivi nel primo saggio di danza classica della tua vita: tutù bianco e vaporoso d'ordinanza e grazia di un elefante in una cristalleria.
Non sarebbe logico spargere dolcezza su chi aspettava che tu andassi a scuola per precipitarsi a casa tua, nella tua stanza e, complice tua madre, sbertucciare tutti i tuoi tesori, con chi ti impediva di giocare a pallavollo infilandosi sempre in mezzo, con chi se la filava lasciando dietro di sè un' esplosione domestica, convinta che tanto "qualcuno" avrebbe posto riparo, con chi era più piccina e, quindi, poteva permettersi piccole prepotenze.
E non c'è bisogno di tante smancerie con chi ha passato sul tuo o sul suo letto, ore a dirsi tutto-niente-tutto e poi ancora niente, con chi ti ha regalato il dono della nascita di sua figlia e torna, torna sempre, da lontano, e quando torna tu sei diversa, lei è diversa, il mondo è diverso, ma non importa quello che conta c'è, ed è sempre lì.
Mi godo un pezzo importante in questi giorni e no, non me lo godo, perchè c'è poco, me lo godo perchè c'è

mercoledì 23 luglio 2014

Casa. Dubbi amletici


E' prevista una nuova stanza interrata per la lavanderia.
Sono contenta di avere dello spazio in più, ma non credo di essere pronta per una casa con una vera e propria stanza lavanderia.
Si fosse parlato di sauna e/o bagno turco non avrei avuto dubbi, ma non credo di poter rinunciare all'ostentazione della mole di indumenti sudici che la nostra famiglia riesce a produrre.
Comunque, ci sarà.
A questo punto non sono disposta a  rinunciare a niente di ciò che mi spetta, fosse pure un'utilissima rampa di lancio per razzi spaziali (per altro già chiesta a gran voce dai terribili due).
L'architetto dà per scontato che installeremo un'asciugatrice.
Io non ne sono così sicura.
E' vero che frequentiamo famiglie che ce l'hanno e ne dicono meraviglie però vivono in contesti abitativi diversi dal nostro o hanno idee diverse dalle mie sul concetto di decoro ed, evidentemente, non si pongono nè problemi di natura ecologica, nè di altro tipo.
Magari hanno ragione loro
Quelli che abitano in un appartamento di città li capisco, ma non mi aiutano: la loro scelta è resa pressochè obbligata dalla mancanza di spazi adatti
Quelli che abitano in complessi residenziali della mia zona il cui regolamento condominiale vieta di stendere fuori (e che è Beverly Hills 90210?) un po' li compatisco, soprattutto quando li scopro intenti alla guerriglia dello stendino.
Quelli che trovano disdicevole esporre al pubblico i loro indumenti intimi, sono troppo lontani da me perchè possa anche solo comprenderli e poi, va detto, uno per venire a vedere le mie mutande dovrebbe metterci un certo impegno per cui, poi, il premio se lo meriterebbe tutto.
E infine quelli del "che ci va, ci vuole", hanno una diversa filosofia di vita.
Io sono un po' all'antica
Mi piacciono i panni asciugati al sole.
Però non abbiamo una routine che ci consenta di lavare, stendere e ritirare il bucato secondo i tempi del bucato stesso e non è sempre bella la stagione.
Stendere dentro non è la stessa cosa, come mi insegnano i guerriglieri di cui sopra e come so per esperienza
Certo lavare ed asciugare in un tempo relativamente breve tutta la biancheria e molti degli indumenti dei nani, sarebbe comodo, sempre che poi le cose non escano in condizioni tali da richiedere un'accurata stiratura chè se no, è inutile.
E' anche vero però che praticamente niente di quello che mio marito ed io indossiamo dal lunedì al venerdì potrebbe essere affidato a quell'elettrodomestico, io poi, le mie cosine preferite, le lavo addirittura a mano, figurarsi se poi potrei rischiare di farle infeltrire o incartapecorire.
Insomma non lo so, ecco.
Non si potrebbero avere dei fili per i panni all'aperto ma coperti?

lunedì 21 luglio 2014

Del riciclo. Ovvero del lupo che non sogna che agnelli

Ho preso una storica decisione: l'abito per il matrimonio del secolo sarà riciclato.
A dire il vero non so ancora cosa indosserò perchè è prevista, per questa sera, una sessione intensiva di quelle da cui una donna esce distrutta e che un uomo non osa neppure affrontare
Ma non comprerò niente di nuovo.
Cioè niente a parte le scarpe superclassiche e molto belle che desideravo da tempo e che sono già al sicuro a casetta insieme alla borsetta che la gentile commessa non ha mancato di consigliarmi.
Ahem.
Dicevo, riciclerò l'abito.

Il fatto è che a me certi abiti  danno un filino d'orticaria: un po' è "cultura" personale, un po' taccagneria, un po' una questione di rapporto costi - benefici.
In primo luogo gli abiti da cerimonia mi fanno orrore. Quelle robe tipo damigelle di matrimonio ammerigano o lady ubriache ad un qualsiasi garden party non fanno per me
Poi, un abito per piacermi deve essere bello, o meglio, può anche fare schifo ai più, ma non può essere realizzato con materiali scadenti in modo scadente.
Il mio motto è: poco, ma buono.
Sono consapevole che per molti è meglio avere 20 cose diverse da indossare per una stagione e poi passare ad altro, ma per me non è così. Posso portare un capo 10 anni ed anche più, sono di gusti molto sobri o molto eccentrici e cerco cose che mi stiano bene, dei must del momento non so che farmene e comunque, al limite, per quelli ci sono gli accessori.
Infine, il vestito per un matrimonio, come per ogni altra cosa, deve essere adeguato: non vado in lungo alle dieci di mattina o alle quattro del pomeriggio e comunque mai in chiesa, nè col tailleur da lavoro o in ciabatte (no, nemmeno di strass).
Ognuno ha i suoi problemi
Visti i vincoli quindi, punto sull'ecologia.
Poichè però il lupo non sogna che agnelli, questo sacrificio non è dettato da mero spirito di liberalità.
Il fatto è che, girovagando in cerca di camicie per nani - di lino e con le maniche lunghe - sono inciampata davanti ad una vetrina e sono rimasta impassibile davanti agli sfottò del coniuge, non ho nemmeno sentito la solerte commessa, nè avvertito il rumore della serranda che veniva abbassata, solo dei gentili signori, col camicie bianco, sono riusciti a staccarmi dal quel cappotto.

venerdì 18 luglio 2014

Speranza

Mi pentirò senz'altro di quello che sto per scrivere.
Me ne pentirò, perchè troppe volte ho pensato, sperato, e troppe sono stata smentita.
Però oggi mi sembra che sia così e quindi, oggi lo dico: mi sembra di vivere in una città che non è  più morta.
Niente di che, per carità, non si corre di sicuro, però forse ci siamo svegliati.
Sarà che d'estate, senza nani, la vita scorre diversa e quindi sarà solo un problema di percezioni.
Sarà che certi "movimenti" sono importanti per me e, forse, solo per me.
Però.
Però, appurato che la linea 1 della tramvia non ha ammazzato nessuno e anzi, cosa stranissima, funziona benissmo,  stanno davvero lavorando alle linee 2 e 3 con un progetto che modifica completamente l'area dietro alla fortezza d'abbasso e lo fanno anche se non si smette nemmeno un attimo di litigare, protestare, contestare come nella migliore tradizione cittadina.

Però hanno aperto il nuovo teatro dell'opera di Firenze (del maggio via) e pare che amplieranno il programma.
Friggo dalla voglia di metterci un piede dentro.
Però ci sono delle belle mostre in giro: quella di Pontormo e Rosso (bellissima) è a fine, come quella di Pollock, ma hanno aperto finalmente il museo del '900.
Ci hanno messo solo quei 40 anni abbondanti da quando Ragghianti chiese che confluissero a Firenze donazioni di opere moderne per "risarcire" la città dallo sfregio dell'alluvione, perchè a quelle opere, e dalle molte altre acquisite dopo, si trovasse una casa degna.
Però gliel'hanno trovata davvero chè il complesso delle Leopoldine, messo proprio di fronte alla facciata di Santa Maria Novella è uno spettacolo anche da solo e mi sarebbe bastato che riaprissero quello per essere felice.
Invece ci hanno messo cose interessanti, compresa la collezione "Alberto Della Ragione", uno a cui io devo essere grata chè è a casa sua, nel suo appartamento di piazza della Signoria, dove le opere sono state visibili per anni, che da bambina ho incontrato l'arte moderna.
Però la gente torna a godersi le Cascine -poi magari gli casca anche un albero in testa, ma sono dettagli (grrrrrr)- ma la voglia è tornata.
Però c'è una nuova illuminazione del Ponte Vecchio (e qui le polemiche hanno raggiunto vette inusitate) ed i privati vengono coinvolti nei restauri importanti.
Ed è persino da un po' che controllano davvero e multano (o denunciano) i turisti zozzoni ed incivili chè hai voglia a dire gli italiani, gli italiani, poi vieni qui e ti faccio vedere io cosa non capita.
Sia chiaro, il top per me resta quel medico statunitense che ha staccato tre dita ad una statua del museo dell'opera del duomo, perchè le ha dato il cinque, ma ce n'è davvero per tutti i gusti.
Hanno riaperto il primo piano del mercato centrale, una costruzione liberty davvero bella, a due passi da San Lorenzo, e senza snaturarla. Il mercato alimentare (fantastico) del piano terreno è rimasto tale e quale ed aspetta la ripavimentazione di quest'autunno mentre al primo piano hanno creato un'area con ristorantini e mescite davvero carina.
Io continuo ad andare a mangiare da Nerbone se c'è l'inzimino, ma sopra è davvero perfetto per quelli un po' più "precisini" di me.
Hanno tolto le bancarelle dalla basilica chè il mercato di tipico ormai aveva solo i barrocci (gli stand di legno  a forma di vecchi bauli) ed è persino possibile vedere la statua di quella donna meravigliosa che fu Anna Maria Luisa de' Medici, una che non si fila nessuno e meriterebbe onori planetari
Certo la crisi c'è ed è pesante.
Ci sono zone del centro che l'hanno pagata tanto e non si riconoscono neppure più, invase come sono da negozi di cianfrusaglie ed alimentari aperti senza alcuna cura, ed altre che avrebbero bisogno di un progetto.
Certo il rischio Disneyland per adulti incombe e dispero si possa evitarlo.
Certo ormai se uno non alza gli occhi, molti negozi del centro potrebbero essere quelli di mille e mille altre città, ma se si ha voglia e occhio, le meraviglie non mancano e nemmeno la manualità artigiana.
In fondo se uno preferisce venire a Firenze per comprare una matita della Kiko, una maglia (sbilenca) di H & M o mangiare una pessima pizza le cui fotografie agghiaccianti sono appese fuori dal locale, è anche un problema suo.

martedì 15 luglio 2014

Siccome l'acqua cosmetica va tanto di moda...


... e pare proprio che non se ne possa fare a meno.
Siccome le mie amiche (e anche quelle un po' meno) non fanno che esaltare quelle che comprano in farmacia, ma io in farmacia non compro cosmetici, nè altro che non siano farmaci, perchè sono tignosa parecchio.
Siccome passavo di là.
Siccome, per cadere nella solita trita citazione del povero Wilde, posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni.
Sono entrata

..
Che dire?
Che cosa sia l'Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella è cosa che si può capire con una banalissima ricerca, basta spingere un pulsante e compaiono il sito ufficiale, wikipedia e moltissimi articoli, più o meno accurati e recenti, che pongono l'accento sui suoi 400 anni, sui prodotti o sull'architettura della sede che, a dispetto di un ingresso apparentemente lontano, si trova all'interno di uno dei più bei complessi monastici fiorentini, quello appunto di Santa Maria Novella.
La sua atmosfera, la sua bellezza, la qualità dell'esperienza (o delle esperienze) che può offrire, invece, richiedono una visita, anche breve, con udito, vista ed olfatto pronti e ricettivi però.

E siccome ho ceduto già ad un vezzo di moda, aggiungiamone un altro va'
#casa

venerdì 11 luglio 2014

Donnicciole

Ho lasciato i bambini al mare mercoledì pomeriggio, l'altro ieri, con i nonni.
Oggi è venerdì e appena avremo chiusa la porta alle spalle del tipo che viene alle 15,00, correremo da loro.
Correremo, non è verbo scelto a caso, se qualcuno se lo chiedesse.
Nel frattempo, ieri pomeriggio, sono inciampata in una delle benintenzionate della mia vita, persone a cui di solito faccio schifo, ma con le migliori intenzioni.
Uscivo da casa dei miei genitori portando con me oggetti che gridavano la mia colpa.
E infatti, la benintenzionata mi si è avvicinata melliflua facendo domande cortesi sui miei, sulla salute di mio padre, sui bambini e su tutto quello che doveva portarla allo scopo che si prefiggeva.
Si muoveva circospetta come se davvero pensasse che io e la mia scarsa intelligenza non capissimo dove voleva andare a parare, poi, finalmente, un attimo prima che il veleno trattenuto tra le labbra, la uccidesse, l'ha lasciato uscire.
Il sermone, veemente ed appassionato come d'uso, non è stato dei peggiori, gli argomenti portati a sostengo della tesi ben scelti sebbene a tratti, forse, contraddittori.
Il punto?
I figli devono stare con i genitori ed i nonni hanno diritto di godersi in pace la vecchiaia senza doversi occupare dei nipoti.
Certo i riferimenti alle tradizioni culturali erano davvero fallaci, da queste parti, in termini spiccioli, quasi eclatanti, chè nelle culture contadine con i bambini ci stava chi non era più adatto al lavoro dei campi. Ed un po' ovunque, nel mondo occidentale, come appare evidente se uno ha dato una scorsa alla storia delle donne o letto un po' di sociologia o antropologia, ma insomma, poverella, non se l'è davvero cavata male.
Mentre finiva, stavo già sorridendo, pronta a darle ragione, a scusarmi per le mie scelte, a giustificarmi e poi, ovviamente, a compatrila un po' perchè, tutte, quando attaccano con gli obblighi di crescere i figli da sole, in realtà vogliono sentirsi dire che sono eroiche.
Lo faccio sempre.
E' comodo: una volta trovato l'equilibrio su argomenti così delicati, finito di tormentarsi su ciò che è giusto e ciò che non lo è nella tua specifica situazione, concedere il sostegno che gli è necessario a chi ha evidentemente bisogno di rafforzarsi nelle sue scelte denigrando le tue, è una cortesia che costa poco e frutta molto, te la cavi in due balletti e torni a casa in tempo per la cena.
Però ieri sera non mi andava, mica una può fare la signora sempre, e quindi ho inserito la modalità donniciola anch'io ed ho mitragliato duro.
L'incipit?
Un "che bello! Sentire, per una volta, una che ha scelto di non delegare niente a nessuno, di fare la mamma - mamma e non se ne lamenta è una gioia inaspettata. Di solito sembra un calvario!"
L'ho lasciata dopo dieci minuti buoni, attonita
Povera la mia martire della maternità, ieri sera t'è andata male davvero

giovedì 10 luglio 2014

Momenti

1. Mattina
Il libeccio soffia forte, piega i pini marittimi, passa fischiando per le stradine contorte che scendono alla spiaggia e spinge il mare in cavalloni che si rincorrono fino agli scogli, per frantumarsi in quella che sembra soffice spuma bianca ma sono schizzi pungenti come spilli, lo so.
Gli ombrelloni sono chiusi e le persone assennate, se anche non rinunciano a respirare l'aria satura di iodio - che fa tanto bene, ma talmente tanto, che a me, ragazzina, stava antipatico come un parente pedante che ti devi far piacere per forza - se ne stanno rintanate dietro i vetri delle verande o ai giardinetti protetti dallo steccato.
Due ragazzini si stagliano, soli, vicini, sul piccolo molo fatto di scogli e cemento che si protende, corto e tozzo, in mezzo alle onde.
Il mare li investe, li spintona, li abbandona al vento per un attimo e poi torna, spinge verso di loro la schiuma bianca e si ritira, azzurro e verde.
Potente.
Il vento, che non vuole essere da meno, solleva i capelli di uno, gonfia il costume dell'altro, li fa apparire quasi instabili, da lontano.
Sono di spalle.
Ma ridono, lo so.
E l'amicizia di due nocchieri in gran tempesta, è un bel regalo dell'estate
2. Pomeriggio
Il vento non è sceso e non scenderà, Lido me l'ha detto: "bimbina o non lo sai che er libeccio soffia sempre dispari, de'? E' la prima vorta che vieni?
Io sono in treno, il treno della mia adolescenza e della prima giovinezza, quello che fa tutte le fermate, proprio tutte e che non prendo più da molti anni.
E' strano viaggiare in un treno così: nuovo, pulito, con controllori numerosi ed educati, l'aria condizionata che funziona, ... mi tornano in mente quelle vetture con i sedili simili ad un divano, di velluto verde, i finestrini aperti con le tendine lise che ondeggiavano.
La strada ferrata, però, è sempre quella, corre a lungo insieme all'Aurelia, ancora più bella dell'Aurelia perchè un po' più in alto o un po' più esterna, sospesa sul mare.
E lui è lì e non delude.
Sbatte e morde gli scogli, sale e poi scende precipitosamente, schizza di bianco fino all'orizzonte, mescola il verde col blu in un marrone indefinito ed indefinibile.
Ora la odio l'aria condizionata che non mi fa sentire gli odori della macchia mediterranea e del salmastro, così come odio questi finestrini bloccati perchè non fanno passare il frastuono che, di certo, ci sarà la fuori. 
Non ci sono bagni attrezzati in questo tratto di costa, solo calette minuscole e scogli piatti.

Non ci sono lidi ordinati, pieni di persone che vi si spogliano degli abiti, ma non del ruolo, del ceto, delle maschere che hanno più o meno liberamente scelto.
Anche con la bella stagione qui, chi arriva, ha con sè il minimo indispensabile, per fortuna, la bellezza che apprezzano c'è già.
3. Sera
Sono tornata per questo.
Per lavorare ovvio, ma qualcuno direbbe che anche questo, in fondo, è lavoro, o potrebbe.
Non mi importa; ora guardo questo San Sebastiano nell'estasi del suo martirio ed aspetto di andare in bagno.
Da fuori arrivano le note del giovane quartetto d'archi e delle chiacchiere; aspettano sia servita la cena.
E' bello questo posto che ha nome di castello, ma non assomiglia affatto ai castelli dell'immaginario collettivo.
E' solido, massiccio, con la torre che si erge nel mezzo, i bastioni ed i contrafforti, il cortile col pozzo e quello che strapiomba tra le vigne, la vecchia vasca per l'acqua trasformata in insolita piscina, pietre e cotto vecchi di secoli, lampade ed infissi di lucido acciaio.
Più di tutto amo la biblioteca "nuova" ed è un peccato che stasera sia visibile, ma non accessibile, mi piace questo suo essere una scatola piena di libri, da terra al soffitto, e ricordo con piacere come, la prima volta, entrandoci dall'esterno credetti che non fosse collegata al resto della casa. Ammiro sinceramente l'artigiano che, utilizzando due motori per cancelli automatici, è riuscito a celare i passaggi verso il corridoio da un lato, e verso la più bella stanza per gli ospiti che abbia mai visto dall'altro, così come ammiro il padrone di casa, che di certo non ha un carattere facile, ma possiede una cultura sterminata e molto buon gusto.


mercoledì 2 luglio 2014

Clienti 2. Della par condicio e del difficile rapporto con certi colleghi

Mi esce il fumo dalle orecchie e dalle narici.
Mi astengo dal martellare con gli zoccoli il pavimento perchè non sono un toro e, soprattutto, perchè ho le scarpe nuove, col tacco a spillo.
Stupende.
Ma va be'.
Il fatto è questo: nel lontano 2011 ho fatto un ricorso al Tribunale per i minorenni, all'epoca competente, perchè fosse regolato lo sciolgimento di una famiglia di fatto con riguardo ai diritti del figlio minore.
In sostanza ho chiesto che il Tribunale stabilisse modalità di affidamento, collocazione (sempre la storia del pacchetto sullo scaffale), esercizio del diritto di visita del genitore non collocatario e misura del mantenimento da porsi al suo carico.
Prima di depositare il ricorso, su richiesta della cliente, ho parlato con il futuro "genitore non collocatario" ed ho persino resistito alla tentazione di straccargli il capo con un morso.
Resistito solo per il tappeto, sia chiaro.
E per rispetto della poveretta che, prima di me, aveva fatto con loro un percorso di mediazione familiare; finendo alla neuro per lo sforzo, immagino.
All'udienza si costituì una collega, autoproclamatasi esperta della materia, ed appartenente alla categoria zucchero, miele & derivati.
Grondando melassa da ogni poro sostenne che il Tribunale avrebbe dovuto evitare che il suo cliente divenisse un "mero pagatore", consentendogli di provvedere al mantenimento esclusivamente in "via diretta" (senza assegno) e collocando il figlio tre giorni qui e tre giorni lì (dove i tre qui ed i tre lì dovevano pure intendersi a rotazione onde consentire almeno due fine settimana al mese per genitore).
 Cercando di resistere al coma diabetico incombente ed a bocca chiusissima per non correre il rischio di dire ciò che pensavo del soggetto in questione, sibilai che, forse, più che agli interessi dei genitori si dovevava guardare a quelli del figlio (sono una strega lo so, ci godo).
Esaurita la pantomima sul "trovate un accordo per il bene di tutti e perchè il tribunale deciderà, a tempo e comodo, nel duemilamai" ci sedemmo ad aspettare.
Nelle more, colui che ricusava il ruolo di mero pagatore, ha versato 0.
La cliente (bellina lei) si è sempre rifiutata - per il bene del figlio (?) - di fare querela
Io ho fatto diversi viaggi: virtuali, reali e mentali (ahem), in cerca di questo fascicolo che pensavo usato per incartare il pesce, finchè, 3 settimane fa, miracolosamente, è cambiato il giudice.
Ci ho parlato, mi ha garantito che il collegio avrebbe provveduto, non gli ho creduto, mi ha smentito.
Il provvedimento è standard, niente di che, quello che ci si poteva aspettare, e infatti non sono arrabbiata (viva gli eufemismi) per questo.
Lo sono perchè zucchero, miele & Co. mi ha scritto che il suo cliente vuole fare reclamo alla corte d'appello; come è logico, infatti, la condanna alla corresponsione dell'assegno di mantenimento decorre dalla domanda e non dalla decisione e, siccome lui non lo trova giusto, impugnerà.
A meno che la mia non rinunci.
Ma di sicuro, guarda!
Anzi, trattandosi di sentimenti e, notoriamente, essendo opportuno crescere i figlioli con tanto amore e solo con tanto amore, glielo consiglierò senz'altro.
Dunque: "atto di precetto.La signora....